martedì 25 gennaio 2011

Una pausa sul blues

Una pausa sul blues


Il blues è una forma musicale vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall'uso, nella melodia, delle cosiddette blue note.
Le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli USA (la cosiddetta Cotton Belt). La struttura antifonale (di chiamata e risposta) e l'uso delle blue note (un intervallo di quinta diminuita che l'armonia classica considera dissonante e che in Italia valse al blues il nomignolo di musica stonata) apparentano il blues alle forme musicali dell'Africa occidentale.
Molti degli stili della musica popolare moderna derivano o sono stati fortemente influenzati dal blues.
Sebbene ragtime e spiritual non abbiano la stessa origine del blues, questi tre stili musicali afroamericani si sono fortemente influenzati tra loro. Altri generi sono derivazioni o comunque sono stati fortemente influenzati da questi: jazz, bluegrass, rhythm and blues, talking blues, rock and roll, hard rock, hip-hop, musica pop in genere.
La ricerca musicale di molti artisti ha portato il blues, e soprattutto il jazz, a contatto con molteplici realtà musicali, creando stili sempre nuovi e differenti.



Il significato del nome 

Blues deriva dall'espressione "to have the blue devils", (letteralmente: avere i diavoli blu) col significato di "essere triste" e per questo motivo, nella lingua inglese il colore blu viene comunemente associato alla sofferenza, alla tristezza e all'infelicità.


Storia e caratteristiche

Le origini 
Come per molte forme di musica popolare, le origini del blues sono oggetto di molte discussioni.
In particolare, non c'è una precisa data di nascita per questo genere musicale: la traccia più antica di una forma musicale simile al blues è il racconto che, nel 1901, fece un archeologo del Mississippi, descrivendo il canto di lavoratori neri che sembra avere affinità melodiche e liriche con il blues. Non è, dunque, possibile stabilire con esattezza una data che segni l'origine del genere, tuttavia un anno fondamentale fu il 1865, anno dell'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d'America: ottenuta la libertà, numerosi ex schiavi-musicisti iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e, nel giro di qualche decennio, questo genere fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute.
Uno dei più importanti antenati del blues è senz'altro lo spiritual, una forma di canto devozionale nato dalle riunioni di devoti durante il Grande risveglio dei primi anni del XIX secolo. Di argomento malinconico e appassionato, rispetto al blues gli spiritual avevano accenti meno personali e rivolti alla persona del cantante, riferendosi spesso alla condizione dell'umanità in generale e al suo rapporto con Dio, e i testi erano corrispondentemente meno profani.
Altri antenati del blues vanno cercati fra le work song (canzone di lavoro) degli schiavi di colore (field hollers) e di altra provenienza (canti dei portuali o stevedore; canti dei manovali o roustabout), che risuonavano in America all'epoca della Guerra di secessione (e anche negli anni successivi, in cui la condizione di soggezione e povertà degli afroamericani persistette nonostante l'abolizione della schiavitù). Da questi il blues ereditò probabilmente la sua struttura di call and response ("chiamata e risposta"), di origine Africana, mutuando invece la sua struttura armonica e strumentale dalla tradizione europea.
Molte delle caratteristiche del blues, a cominciare dalla struttura antifonale e dall'uso delle blue notes, possono essere fatte risalire alla musica africana. Sylviane Diouf ha individuato molti tratti, tra cui l'uso di melismi e la pesante intonazione nasale, che fanno pensare a parentele con la musica dell'Africa centrale e occidentale.
L'etnomusicologo Gerhard Kubik è stato forse il primo ad attribuire certi elementi del blues alla musica islamica dell'Africa Centrale e Occidentale:
"Gli strumenti a corda (i preferiti dagli schiavi provenienti dalle regioni islamiche) erano generalmente tollerati dai padroni che li consideravano simili agli strumenti europei come il violino. Per questo motivo gli schiavi che riuscivano a procurarsi un banjo avevano più possibilità di suonare in pubblico. Questa musica solista degli schiavi avevano alcune caratteristiche dello stile di canzone Arabo-Islamica che era stata presente per secoli nell'Africa centro-occidentale" dice Gerhard Kubik, un professore di etnomusicologia dell'Università di Mainz, in Germania, e l'autore di uno dei più completi trattati sulle origini africane del blues (Africa and the Blues).

Kubik fa inoltre notare che la tecnica, tipica del Mississippi e ricordata dal bluesman W. C. Handy nella sua autobiografia, di suonare la chitarra usando la lama di un coltello, ha corrispettivi in Africa. Anche il diddley bow,uno strumento casalingo fatto da una singola corda tesa su un asse di legno, che viene pizzicata modulando il suono tramite uno slide fatto di vetro, che si incontrava spesso nell'America meridionale agli inizi del 1900, era di derivazione africana.
Nel corso della sua evoluzione, il blues acquisì alcune delle sue caratteristiche dalle "Arie etiopi", gli spettacoli minstrel e dal ragtime. In questo periodo il blues, come testimoniato ad esempio dalle registrazioni di Leadbelly e di Henry Thomas, ha molte forme diverse, le più frequenti essendo le forme in dodici, otto o sedici battute basate sul giro tonica - sottodominante - dominante descritto nel seguito. La forma del blues standard in dodici battute fa la sua apparizione documentata nelle comunità afroamericane del tratto meridionale del Mississippi, sulla Beale Street di Memphis, e nelle orchestre bianche di New Orleans.
Struttura musicale e testi

Per approfondire, vedi la voce Blues in 12 misure.

Il blues ha una struttura relativamente semplice sia per la parte musicale che per quella del testo. Lo schema musicale fa uso prevalentemente della scala pentatonica minore (in Do: Do,Mib,Fa,Sol,Sib,Do) e della scala blues (in Do: Do,Mib,Fa,Fa#, Sol,Sib,Do) e si snoda lungo tre frasi da quattro battute ognuna, basate su tre accordi fondamentali.
La sua struttura metrica è generalmente di 12 misure (o battute), ma esistono anche blues di 16 o 24 misure, generalmente grazie all'introduzione di segmenti addizionali di 4 misure con varie funzioni e strutture tematiche. Armonicamente presenta la progressione tipica tonica-sottodominante-dominante, distribuita sulle dodici misure. La melodia o il canto hanno un impianto antifonale di domanda-risposta, solitamente divisa in tre parti: domanda nelle prime 4 misure, risposta nelle successive 4 e conclusione nelle ultime. Il blues produce un senso di indefinitezza tonale, dato dall'uso di scale pentatoniche e del loro adattamento alle varie scale europee. Il terzo grado e il settimo della scala diatonica vengono abbassati. Si noti che questo comporta una dissonanza caratteristica tra l'armonizzazione (che nel blues maggiore, usa terze maggiori) e la melodia (le cui scale tipiche usano terze minori): questo modo di cantare in minore su maggiore rappresenta una delle ambiguità tipiche del blues.
Nel caso del blues in 12 misure, il testo si articola in versi di tre strofe in cui le prime due si ripetono e, generalmente, è molto esplicito, con frequenti riferimenti al sesso.
Quantunque il blues abbia struttura, schemi musicali e sonorità affini al gospel si oppone a quest'ultimo proprio per la caratteristica di empietà dissacratoria che, spesso, lo accompagna che mal si adatta ai temi sacri trattati dai gospel cantati dai predicatori nelle comunità cristiane. Raramente in brani blues è possibile cogliere virtuosismi strumentali o tecniche raffinate poiché si tratta di un genere "povero" basato sulle emozioni, sull'anima dell'esecutore ma anche dell'ascoltatore. La semplicità stessa dei temi e della struttura permette a questo genere di essere eseguito con strumentazioni al limite dell'essenziale.


Strumenti

La tradizione musicale africana si basa su intervalli musicali differenti da quelli presenti nel sistema occidentale (temperamento equabile) e gli strumenti melodici sono intonati in maniera differente. Questo favorì l'utilizzo di voce, chitarra e armonica a bocca, tutti strumenti in grado di riprodurre le "stonature" (per mezzo della tecnica del bending) controllate di cui avevano bisogno i musicisti per avvicinare la loro musica a quella dei loro avi. Va però rilevato che anche il pianoforte ha avuto notevole importanza nel blues (esiste infatto un sotto-genere chiamato appunto piano blues).
Scale e accordi

Per approfondire, vedi la voce Blue note.

Queste "stonature", o meglio deviazioni dalla scala diatonica occidentale, ancora oggi sono il marchio indelebile del suono blues, e si possono classificare in diversi tipi a seconda dell'intervallo alle quali sono applicate. Di seguito verranno analizzate alcune di queste particolarità, per comprendere le quali sarà utile avere presente alcune nozioni di armonia di base.
III grado (intervallo di terza)
Nel sistema tonale occidentale questo grado di una scala serve come discriminatore per stabilirne il carattere:
se è maggiore (detto anche terza maggiore comprendente 4 semitoni), il pezzo in genere suona più allegro e spensierato;
se è minore, contribuisce ad un'atmosfera struggente.
Nel blues invece la terza non è così ben definita:
a livello "fisico" la frequenza in Hertz della nota non corrisponde quasi mai né ad una terza maggiore né ad una terza minore;
a livello "musicale" viene utilizzata per enfatizzare i passaggi importanti di un brano, facendola avvicinare alternativamente ad una terza maggiore o minore a seconda del risultato che si vuole ottenere.
L'indeterminatezza del terzo grado (maggiore-minore) può essere vista in modo diverso: la terza minore, ad esempio, può essere interpretata come una nona aumentata. È invece sottolineata la settima minore, tipica e caratteristica del Blues.
V grado (intervallo di quinta)
Questo grado è presente nella quasi totalità delle culture musicali per la sua particolarità: corrisponde a 1/3 della frequenza presa come tonica. I due sistemi (tonale e... resto del mondo) si assomigliano molto su questo intervallo, che viene sfruttato come "forza trainante" per tornare alla tonica, pur se con scopi e modalità leggermente diversi:
nella musica classica il passaggio V-I viene utilizzato come sigillo conclusivo di un passaggio musicale anche molto complicato: il cosiddetto finale;
nel blues tradizionale è raro avere un vero e proprio finale, costruzione musicale introdotta infatti dai bluesman bianchi e dai musicisti di città in genere per rendere più commerciale la loro musica. Il V grado viene utilizzato per lanciare un altro giro della canzone e ricominciare tutto da capo (turnaround).
Il blues è composto da diversi movimenti circolari presenti a tutte le scale di grandezza:
a livello ritmico si presenta come una figura chiamata shuffle, movimento sincopato a metà strada tra le terzine e i sedicesimi, che produce una continua tensione verso il beat successivo;
a livello di struttura si ha una ripetizione ossessiva della stessa serie di accordi e frasi musicali, con variazioni più o meno significative e/o regolari;
alla fine di ogni strofa si assiste al cosiddetto turnaround, tradotto spesso in italiano come giro di boa, concluso quasi sempre con il V grado.
Di importanza particolare è poi il V grado diminuito (detto tritono, 6 semitoni), utilizzato come nota di passaggio e capace da solo di portare una scala verso sonorità decisamente bluesy.
Tipi di Blues

Il blues ha prodotto una gran varietà di sottogeneri, ognuno con le sue caratteristiche peculiari. Alcuni tra i più noti sono il Rock & Roll, il Boogie Woogie e il Rhythm and Blues.
Bluesmen e Blues Women famosi

Per approfondire, vedi la voce Categoria:Musicisti blues.
Blues in Italia

La diffusione del blues in Italia inizia nella seconda metà del 1900, assieme a quella delle principali forme musicali derivate (rock e jazz), tutte colpite dall'embargo culturale imposto negli anni del fascismo.
Negli anni settanta, alcuni musicisti blues americani e inglesi, come Andy J. Forrest, Cooper Terry e Dave Baker, si trasferiscono in Italia, contribuendo alla diffusione del genere. Celebri artisti che hanno dato un grande contributo alla diffusione del blues negli ultimi anni sono l'armonicista Fabio Treves con la sua Treves Blues Band, Guido Toffoletti, Tolo Marton, Giancarlo Crea & Model T Boogie, Vince Vallicelli, Pino Liberti, Rudy Rotta, Pippo Guarnera, Nick Becattini, Max Lazzarin, Oracle King e soprattutto il grande Angelo "Leadbelly" Rossi. Qualche aiuto alla diffusione del genere è stato dato da Alex Britti, da Roberto Ciotti, da Pino Daniele, da Zucchero, da Eugenio Finardi e da Paolo Belli. Una nuova generazione di musicisti si sta in questi anni affermando anche all'attenzione del pubblico europeo ed americano. Parliamo di musicisti come Joe Caruso, Enrico Crivellaro, Alberto Colombo, Marco Pandolfi & Jacknives (in cui milita il bravo Marco Gisfredi), Umberto Porcaro, Maurizio Pugno, Luca Giordano, Stephanie Ghizzoni e molti altri. Altrettanto importante è stato il contributo di festival quali il Pistoia Blues, il Delta Blues, il Rocce Rosse Blues, il Trasimeno Blues, l'Etna Blues e il Molinara Crossroads, Blue stuff di Mario Insenga ed il Summertime Blues Festival di Alcamo (TP). Negli ultimi anni si è imposto all'attenzione degli appasssionati il Rootsway Festival di Parma.

Sottogeneri


Acid Blues
Blues Drama
Blues rock
Blues shouter
Classic female blues
Country blues
Early American Blues
Electric blues
Folk blues
Gospel blues
Harmonica Blues
Jazz blues
Jump blues
Piano blues
Soul blues
Slide Guitar Blues
Swamp blues
Talking blues
Boogie-woogie
Blues Revival

Generi derivati



Jazz
R&B
Soul
Funk
Rock and Roll
Rock
Blues Rock
Hard rock
Heavy metal
Blues metal
Punk blues


Scene regionali



African blues
British blues
Canadian blues
Chicago blues
Delta blues
Detroit blues
Kansas City blues
Louisiana blues
Memphis blues
New Orleans Blues
North Mississippi blues
St. Louis blues
Texas blues
Piedmont blues


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Il  Boogie Woogie 

Il boogie-woogie è uno stile musicale blues per pianoforte, diventato molto popolare a partire dagli anni trenta e anni 40. All’inizio del 1900 i pianisti neri nel Texas hanno cominciato a sviluppare una forma più veloce e ritmata del blues. Lo scopo era d’intrattenere la gente nei juke joints dei bar dove, alla sera, ci si divertiva e si ballava. Questi locali si trovavano negli accampamenti dei lavoratori ad esempio nei pressi dei cantieri delle linee ferroviarie. Spesso persino sui treni c’era un pianista. Un brano caratteristico è Honky Tonk Train Blues (1927). Il compositore Meade Lux Lewis imita con le sonorità un treno a vapore. A quei tempi questo nuovo tipo di musica fu designata con svariati nomi: fast blues, rolling blues, the dozen, shuffle ecc. fino alla famosa registrazione “Pinetop’s Boogie Woogie”. In questa composizione, che risale al 1928, Clarence Smith spiegava come ballare il boogie woogie.
La parola indicava dunque un modo di ballare, e grazie a Smith (che non saprà mai niente, perché morì poco dopo, 25enne, colpito da una proiettile vagante in una sparatoria) questo genere musicale prese il nome di Boogie Woogie. Nel 1938 Albert Ammons, Pete Johnson e Meade Lux Lewis, tre pianisti neri, vennero scoperti da un bianco: John Hammond. Per la prima volta nella storia della musica, questo stile è presentato ad un pubblico bianco nella famosa Carnegie Hall di New York e da quel giorno è iniziato un vero e proprio boom. Boom che ha inserito questo nuovo stile musicale ai primi posti di tutte le vendite discografiche. Il genere boogie-woogie ha finito così per essere suonato e ballato in tutti gli USA.
È caratterizzato da un accompagnamento di basso eseguito con la mano sinistra, il cosiddetto basso ostinato, e da trilli ed abbellimenti eseguiti con la destra. Qualche volta è denominato eight to the bar (eight sta per la suddivisione della battuta in otto note del basso). Le due forme di basso più suonate con la mano sinistra sono il rolling bass e il walking bass.


Origini del termine boogie-woogie

Per i più le origini di questo termine sono misteriose. L'Oxford English Dictionary afferma invece che consiste nella ripetizione di Boogie, termine usato a partire dal 1913 per indicare i rent party, feste di intrattenimento non ufficiali, in occasione delle quali veniva ingaggiato un pianista. Si può scrivere con lo spazio o con la lineetta. L'origine del boogie-woogie per pianoforte è incerta; sicuramente fu influenzata dal genere Honky tonk, diffusosi nel sud degli Stati Uniti. I musicisti W.C. Handy e Jelly Roll Morton riferirono di aver sentito pianisti interpretare brani con questo stile ancora prima del 1910. Secondo Clarence Williams, questo stile fu inventato dal pianista texano George W. Thomas. Il Boogie Woogie è un genere di andamento rapido e con un accompagnamento ostinato del basso.


Le ultime due tele dell'artista Piet Mondrian sono "Broadway Boogie-woogie" e "Victory Boogie-woogie".


Artisti Boogie Woogie 

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