martedì 25 gennaio 2011

Una pausa sul blues

Una pausa sul blues


Il blues è una forma musicale vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall'uso, nella melodia, delle cosiddette blue note.
Le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli USA (la cosiddetta Cotton Belt). La struttura antifonale (di chiamata e risposta) e l'uso delle blue note (un intervallo di quinta diminuita che l'armonia classica considera dissonante e che in Italia valse al blues il nomignolo di musica stonata) apparentano il blues alle forme musicali dell'Africa occidentale.
Molti degli stili della musica popolare moderna derivano o sono stati fortemente influenzati dal blues.
Sebbene ragtime e spiritual non abbiano la stessa origine del blues, questi tre stili musicali afroamericani si sono fortemente influenzati tra loro. Altri generi sono derivazioni o comunque sono stati fortemente influenzati da questi: jazz, bluegrass, rhythm and blues, talking blues, rock and roll, hard rock, hip-hop, musica pop in genere.
La ricerca musicale di molti artisti ha portato il blues, e soprattutto il jazz, a contatto con molteplici realtà musicali, creando stili sempre nuovi e differenti.



Il significato del nome 

Blues deriva dall'espressione "to have the blue devils", (letteralmente: avere i diavoli blu) col significato di "essere triste" e per questo motivo, nella lingua inglese il colore blu viene comunemente associato alla sofferenza, alla tristezza e all'infelicità.


Storia e caratteristiche

Le origini 
Come per molte forme di musica popolare, le origini del blues sono oggetto di molte discussioni.
In particolare, non c'è una precisa data di nascita per questo genere musicale: la traccia più antica di una forma musicale simile al blues è il racconto che, nel 1901, fece un archeologo del Mississippi, descrivendo il canto di lavoratori neri che sembra avere affinità melodiche e liriche con il blues. Non è, dunque, possibile stabilire con esattezza una data che segni l'origine del genere, tuttavia un anno fondamentale fu il 1865, anno dell'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d'America: ottenuta la libertà, numerosi ex schiavi-musicisti iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e, nel giro di qualche decennio, questo genere fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute.
Uno dei più importanti antenati del blues è senz'altro lo spiritual, una forma di canto devozionale nato dalle riunioni di devoti durante il Grande risveglio dei primi anni del XIX secolo. Di argomento malinconico e appassionato, rispetto al blues gli spiritual avevano accenti meno personali e rivolti alla persona del cantante, riferendosi spesso alla condizione dell'umanità in generale e al suo rapporto con Dio, e i testi erano corrispondentemente meno profani.
Altri antenati del blues vanno cercati fra le work song (canzone di lavoro) degli schiavi di colore (field hollers) e di altra provenienza (canti dei portuali o stevedore; canti dei manovali o roustabout), che risuonavano in America all'epoca della Guerra di secessione (e anche negli anni successivi, in cui la condizione di soggezione e povertà degli afroamericani persistette nonostante l'abolizione della schiavitù). Da questi il blues ereditò probabilmente la sua struttura di call and response ("chiamata e risposta"), di origine Africana, mutuando invece la sua struttura armonica e strumentale dalla tradizione europea.
Molte delle caratteristiche del blues, a cominciare dalla struttura antifonale e dall'uso delle blue notes, possono essere fatte risalire alla musica africana. Sylviane Diouf ha individuato molti tratti, tra cui l'uso di melismi e la pesante intonazione nasale, che fanno pensare a parentele con la musica dell'Africa centrale e occidentale.
L'etnomusicologo Gerhard Kubik è stato forse il primo ad attribuire certi elementi del blues alla musica islamica dell'Africa Centrale e Occidentale:
"Gli strumenti a corda (i preferiti dagli schiavi provenienti dalle regioni islamiche) erano generalmente tollerati dai padroni che li consideravano simili agli strumenti europei come il violino. Per questo motivo gli schiavi che riuscivano a procurarsi un banjo avevano più possibilità di suonare in pubblico. Questa musica solista degli schiavi avevano alcune caratteristiche dello stile di canzone Arabo-Islamica che era stata presente per secoli nell'Africa centro-occidentale" dice Gerhard Kubik, un professore di etnomusicologia dell'Università di Mainz, in Germania, e l'autore di uno dei più completi trattati sulle origini africane del blues (Africa and the Blues).

Kubik fa inoltre notare che la tecnica, tipica del Mississippi e ricordata dal bluesman W. C. Handy nella sua autobiografia, di suonare la chitarra usando la lama di un coltello, ha corrispettivi in Africa. Anche il diddley bow,uno strumento casalingo fatto da una singola corda tesa su un asse di legno, che viene pizzicata modulando il suono tramite uno slide fatto di vetro, che si incontrava spesso nell'America meridionale agli inizi del 1900, era di derivazione africana.
Nel corso della sua evoluzione, il blues acquisì alcune delle sue caratteristiche dalle "Arie etiopi", gli spettacoli minstrel e dal ragtime. In questo periodo il blues, come testimoniato ad esempio dalle registrazioni di Leadbelly e di Henry Thomas, ha molte forme diverse, le più frequenti essendo le forme in dodici, otto o sedici battute basate sul giro tonica - sottodominante - dominante descritto nel seguito. La forma del blues standard in dodici battute fa la sua apparizione documentata nelle comunità afroamericane del tratto meridionale del Mississippi, sulla Beale Street di Memphis, e nelle orchestre bianche di New Orleans.
Struttura musicale e testi

Per approfondire, vedi la voce Blues in 12 misure.

Il blues ha una struttura relativamente semplice sia per la parte musicale che per quella del testo. Lo schema musicale fa uso prevalentemente della scala pentatonica minore (in Do: Do,Mib,Fa,Sol,Sib,Do) e della scala blues (in Do: Do,Mib,Fa,Fa#, Sol,Sib,Do) e si snoda lungo tre frasi da quattro battute ognuna, basate su tre accordi fondamentali.
La sua struttura metrica è generalmente di 12 misure (o battute), ma esistono anche blues di 16 o 24 misure, generalmente grazie all'introduzione di segmenti addizionali di 4 misure con varie funzioni e strutture tematiche. Armonicamente presenta la progressione tipica tonica-sottodominante-dominante, distribuita sulle dodici misure. La melodia o il canto hanno un impianto antifonale di domanda-risposta, solitamente divisa in tre parti: domanda nelle prime 4 misure, risposta nelle successive 4 e conclusione nelle ultime. Il blues produce un senso di indefinitezza tonale, dato dall'uso di scale pentatoniche e del loro adattamento alle varie scale europee. Il terzo grado e il settimo della scala diatonica vengono abbassati. Si noti che questo comporta una dissonanza caratteristica tra l'armonizzazione (che nel blues maggiore, usa terze maggiori) e la melodia (le cui scale tipiche usano terze minori): questo modo di cantare in minore su maggiore rappresenta una delle ambiguità tipiche del blues.
Nel caso del blues in 12 misure, il testo si articola in versi di tre strofe in cui le prime due si ripetono e, generalmente, è molto esplicito, con frequenti riferimenti al sesso.
Quantunque il blues abbia struttura, schemi musicali e sonorità affini al gospel si oppone a quest'ultimo proprio per la caratteristica di empietà dissacratoria che, spesso, lo accompagna che mal si adatta ai temi sacri trattati dai gospel cantati dai predicatori nelle comunità cristiane. Raramente in brani blues è possibile cogliere virtuosismi strumentali o tecniche raffinate poiché si tratta di un genere "povero" basato sulle emozioni, sull'anima dell'esecutore ma anche dell'ascoltatore. La semplicità stessa dei temi e della struttura permette a questo genere di essere eseguito con strumentazioni al limite dell'essenziale.


Strumenti

La tradizione musicale africana si basa su intervalli musicali differenti da quelli presenti nel sistema occidentale (temperamento equabile) e gli strumenti melodici sono intonati in maniera differente. Questo favorì l'utilizzo di voce, chitarra e armonica a bocca, tutti strumenti in grado di riprodurre le "stonature" (per mezzo della tecnica del bending) controllate di cui avevano bisogno i musicisti per avvicinare la loro musica a quella dei loro avi. Va però rilevato che anche il pianoforte ha avuto notevole importanza nel blues (esiste infatto un sotto-genere chiamato appunto piano blues).
Scale e accordi

Per approfondire, vedi la voce Blue note.

Queste "stonature", o meglio deviazioni dalla scala diatonica occidentale, ancora oggi sono il marchio indelebile del suono blues, e si possono classificare in diversi tipi a seconda dell'intervallo alle quali sono applicate. Di seguito verranno analizzate alcune di queste particolarità, per comprendere le quali sarà utile avere presente alcune nozioni di armonia di base.
III grado (intervallo di terza)
Nel sistema tonale occidentale questo grado di una scala serve come discriminatore per stabilirne il carattere:
se è maggiore (detto anche terza maggiore comprendente 4 semitoni), il pezzo in genere suona più allegro e spensierato;
se è minore, contribuisce ad un'atmosfera struggente.
Nel blues invece la terza non è così ben definita:
a livello "fisico" la frequenza in Hertz della nota non corrisponde quasi mai né ad una terza maggiore né ad una terza minore;
a livello "musicale" viene utilizzata per enfatizzare i passaggi importanti di un brano, facendola avvicinare alternativamente ad una terza maggiore o minore a seconda del risultato che si vuole ottenere.
L'indeterminatezza del terzo grado (maggiore-minore) può essere vista in modo diverso: la terza minore, ad esempio, può essere interpretata come una nona aumentata. È invece sottolineata la settima minore, tipica e caratteristica del Blues.
V grado (intervallo di quinta)
Questo grado è presente nella quasi totalità delle culture musicali per la sua particolarità: corrisponde a 1/3 della frequenza presa come tonica. I due sistemi (tonale e... resto del mondo) si assomigliano molto su questo intervallo, che viene sfruttato come "forza trainante" per tornare alla tonica, pur se con scopi e modalità leggermente diversi:
nella musica classica il passaggio V-I viene utilizzato come sigillo conclusivo di un passaggio musicale anche molto complicato: il cosiddetto finale;
nel blues tradizionale è raro avere un vero e proprio finale, costruzione musicale introdotta infatti dai bluesman bianchi e dai musicisti di città in genere per rendere più commerciale la loro musica. Il V grado viene utilizzato per lanciare un altro giro della canzone e ricominciare tutto da capo (turnaround).
Il blues è composto da diversi movimenti circolari presenti a tutte le scale di grandezza:
a livello ritmico si presenta come una figura chiamata shuffle, movimento sincopato a metà strada tra le terzine e i sedicesimi, che produce una continua tensione verso il beat successivo;
a livello di struttura si ha una ripetizione ossessiva della stessa serie di accordi e frasi musicali, con variazioni più o meno significative e/o regolari;
alla fine di ogni strofa si assiste al cosiddetto turnaround, tradotto spesso in italiano come giro di boa, concluso quasi sempre con il V grado.
Di importanza particolare è poi il V grado diminuito (detto tritono, 6 semitoni), utilizzato come nota di passaggio e capace da solo di portare una scala verso sonorità decisamente bluesy.
Tipi di Blues

Il blues ha prodotto una gran varietà di sottogeneri, ognuno con le sue caratteristiche peculiari. Alcuni tra i più noti sono il Rock & Roll, il Boogie Woogie e il Rhythm and Blues.
Bluesmen e Blues Women famosi

Per approfondire, vedi la voce Categoria:Musicisti blues.
Blues in Italia

La diffusione del blues in Italia inizia nella seconda metà del 1900, assieme a quella delle principali forme musicali derivate (rock e jazz), tutte colpite dall'embargo culturale imposto negli anni del fascismo.
Negli anni settanta, alcuni musicisti blues americani e inglesi, come Andy J. Forrest, Cooper Terry e Dave Baker, si trasferiscono in Italia, contribuendo alla diffusione del genere. Celebri artisti che hanno dato un grande contributo alla diffusione del blues negli ultimi anni sono l'armonicista Fabio Treves con la sua Treves Blues Band, Guido Toffoletti, Tolo Marton, Giancarlo Crea & Model T Boogie, Vince Vallicelli, Pino Liberti, Rudy Rotta, Pippo Guarnera, Nick Becattini, Max Lazzarin, Oracle King e soprattutto il grande Angelo "Leadbelly" Rossi. Qualche aiuto alla diffusione del genere è stato dato da Alex Britti, da Roberto Ciotti, da Pino Daniele, da Zucchero, da Eugenio Finardi e da Paolo Belli. Una nuova generazione di musicisti si sta in questi anni affermando anche all'attenzione del pubblico europeo ed americano. Parliamo di musicisti come Joe Caruso, Enrico Crivellaro, Alberto Colombo, Marco Pandolfi & Jacknives (in cui milita il bravo Marco Gisfredi), Umberto Porcaro, Maurizio Pugno, Luca Giordano, Stephanie Ghizzoni e molti altri. Altrettanto importante è stato il contributo di festival quali il Pistoia Blues, il Delta Blues, il Rocce Rosse Blues, il Trasimeno Blues, l'Etna Blues e il Molinara Crossroads, Blue stuff di Mario Insenga ed il Summertime Blues Festival di Alcamo (TP). Negli ultimi anni si è imposto all'attenzione degli appasssionati il Rootsway Festival di Parma.

Sottogeneri


Acid Blues
Blues Drama
Blues rock
Blues shouter
Classic female blues
Country blues
Early American Blues
Electric blues
Folk blues
Gospel blues
Harmonica Blues
Jazz blues
Jump blues
Piano blues
Soul blues
Slide Guitar Blues
Swamp blues
Talking blues
Boogie-woogie
Blues Revival

Generi derivati



Jazz
R&B
Soul
Funk
Rock and Roll
Rock
Blues Rock
Hard rock
Heavy metal
Blues metal
Punk blues


Scene regionali



African blues
British blues
Canadian blues
Chicago blues
Delta blues
Detroit blues
Kansas City blues
Louisiana blues
Memphis blues
New Orleans Blues
North Mississippi blues
St. Louis blues
Texas blues
Piedmont blues


Categorie correlate
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Album blues
EP blues
Singoli blues
Video e DVD blues



Il  Boogie Woogie 

Il boogie-woogie è uno stile musicale blues per pianoforte, diventato molto popolare a partire dagli anni trenta e anni 40. All’inizio del 1900 i pianisti neri nel Texas hanno cominciato a sviluppare una forma più veloce e ritmata del blues. Lo scopo era d’intrattenere la gente nei juke joints dei bar dove, alla sera, ci si divertiva e si ballava. Questi locali si trovavano negli accampamenti dei lavoratori ad esempio nei pressi dei cantieri delle linee ferroviarie. Spesso persino sui treni c’era un pianista. Un brano caratteristico è Honky Tonk Train Blues (1927). Il compositore Meade Lux Lewis imita con le sonorità un treno a vapore. A quei tempi questo nuovo tipo di musica fu designata con svariati nomi: fast blues, rolling blues, the dozen, shuffle ecc. fino alla famosa registrazione “Pinetop’s Boogie Woogie”. In questa composizione, che risale al 1928, Clarence Smith spiegava come ballare il boogie woogie.
La parola indicava dunque un modo di ballare, e grazie a Smith (che non saprà mai niente, perché morì poco dopo, 25enne, colpito da una proiettile vagante in una sparatoria) questo genere musicale prese il nome di Boogie Woogie. Nel 1938 Albert Ammons, Pete Johnson e Meade Lux Lewis, tre pianisti neri, vennero scoperti da un bianco: John Hammond. Per la prima volta nella storia della musica, questo stile è presentato ad un pubblico bianco nella famosa Carnegie Hall di New York e da quel giorno è iniziato un vero e proprio boom. Boom che ha inserito questo nuovo stile musicale ai primi posti di tutte le vendite discografiche. Il genere boogie-woogie ha finito così per essere suonato e ballato in tutti gli USA.
È caratterizzato da un accompagnamento di basso eseguito con la mano sinistra, il cosiddetto basso ostinato, e da trilli ed abbellimenti eseguiti con la destra. Qualche volta è denominato eight to the bar (eight sta per la suddivisione della battuta in otto note del basso). Le due forme di basso più suonate con la mano sinistra sono il rolling bass e il walking bass.


Origini del termine boogie-woogie

Per i più le origini di questo termine sono misteriose. L'Oxford English Dictionary afferma invece che consiste nella ripetizione di Boogie, termine usato a partire dal 1913 per indicare i rent party, feste di intrattenimento non ufficiali, in occasione delle quali veniva ingaggiato un pianista. Si può scrivere con lo spazio o con la lineetta. L'origine del boogie-woogie per pianoforte è incerta; sicuramente fu influenzata dal genere Honky tonk, diffusosi nel sud degli Stati Uniti. I musicisti W.C. Handy e Jelly Roll Morton riferirono di aver sentito pianisti interpretare brani con questo stile ancora prima del 1910. Secondo Clarence Williams, questo stile fu inventato dal pianista texano George W. Thomas. Il Boogie Woogie è un genere di andamento rapido e con un accompagnamento ostinato del basso.


Le ultime due tele dell'artista Piet Mondrian sono "Broadway Boogie-woogie" e "Victory Boogie-woogie".


Artisti Boogie Woogie 

Il latin jazz

Il latin jazz

Latin jazz (jazz latino-americano) è il termine dato generalmente a quella musica che unisce i ritmi dell'America Latina (di provenienza africana), con le melodie jazz del Sud America, dei Caraibi, degli USA e dell'Europa. Il latin jazz si divide in due categorie principali: il brasiliano e l'afro-cubano.
latin jazz brasiliano: comprende la bossa nova, il samba e la sua evoluzione jazz samba.
latin jazz afro cubano: comprende la salsa, il merengue, il mambo, il bolero, il cha-cha-cha, ed altri.


Il latin jazz è il contributo dei musicisti latino-americani alla musica jazz. Divenne popolare nel 1940, quando Dizzy Gillespie e Stan Kenton iniziarono a suonare brani di musica afro-cubana con strumenti jazz, assemblando la parte melodica, suonata come gli standard, con la parte ritmica, suonata al modo latino-americano, enfatizzando poi il ritmo negli assolo. Stan Kenton realizzò un arrangiamento del btrano afro-cubano The Peanut Vendor, che viene considerato come il primo brano di latin jazz registrato negli USA.
Nel 1947 Dizzy Gillespie, con Machito e Chano Pozo, compose l'Afro-cuban Drums Suite, rappresentata poi al Carnegie Hall di New York. Tale concerto divulgò il latin jazz fra il grande pubblico. Altro brano famoso di Dizzy di questo periodo è Cubano be Cubano bop.
Il samba nasce nel XIX secolo come espressione della musica Afro-brasiliana. La bossa nova è un tempo musicale ibrido, derivato dal ritmo del samba; nasce negli anni 1960, grazie al contributo dei brasiliani Antonio Carlos Jobim e Joao Gilberto, insieme all'americano Stan Getz. Il brano più famoso è Garota de Ipanema, composto da Antonio Carlos Jobim e Vinicius de Moraes e resa celebre da Joao Gilberto e da sua moglie Astrud.
Il latin jazz, così come gli altri stili di jazz, può essere suonato sia da piccoli complessi che da grandi orchestre, che di solito lasciano l'improvvisazione degli assolo alla sezione ritmica.




La bossa nova
Una miscela di jazz tipo West Coast Cool, armonie classiche europee e seducenti ritmi di samba brasiliana, bossa nova o più correttamente "jazz brasiliano", ha raggiunto le circa degli Stati Uniti 1962.
Il sottile ma ipnotico di chitarra acustica ritmi accento semplici melodie cantate in uno (o entrambi), portoghese o inglese. Lanciato da Joao brasiliani 'Gilberto e Antonio Carlos Jobim, questa alternativa ai 60's Hard Bop e agli stili di Free Jazz, diventa popolare nel West Coast attraverso il chitarrista Charlie Byrd e il sassofonista Stan Getz.

Bossa nova (in portoghese "nuova onda") è un genere musicale, nato in Brasile alla fine degli anni '50, che trae origine dal samba, in particolare nella forma detta samba canção e, in genere, dalla tradizione musicale brasiliana. È ispirato culturalmente dalla "rive gauche" francese, dalle atmosfere minimaliste di certa musica europea e statunitense dell'epoca, ma soprattutto, dalla atmosfera di rinascita economica e nazionalista del Brasile di Juscelino Kubitschek.

I padri e co-inventori della bossa nova sono comunemente considerati il compositore emusicista Antonio Carlos Jobim, il poeta Vinicius de Moraes e il cantante e chitarrista João Gilberto. I precedenti però si trovano in Dorival Caymmi e nel tipo di samba-cançao da lui elaborato e, più indietro ancora nel tempo, in alcune composizioni originali di Ernesto Nazareth. Labossa nova è un samba suonato in modo generalmente minimalista, spesso soffuso, senza particolare enfasi vocale e senza vibrato, su ritmo lento, se non lentissimo (difficilmente supera gli 80 battiti per minuto), ma con un incedere incalzante dovuto, normalmente, al caratteristico stile chitarristico attribuito, principalmente, a João Gilberto.

La "batida", così fu soprannominato lo stile tipico di Gilberto e dei suoi seguaci, è un modo particolare di usare la mano destra sulle corde della chitarra: senza arpeggio, ma alternando il pollice sui bassi al contemporaneo pizzicare le corde delle altre dita (al modo già usato dai brasiliani), spesso con il tapping della mano sinistra. La particolarità è però di natura soprattutto ritmico-armonica. Infatti l'accompagnamento è costruito a partire da una linea continua semitonale di bassi discendenti, e ciò dà la sensazione che il ritmo della chitarra sembra essere sempre in "recupero" sul tempo.

La data ufficiale di nascita della bossa nova è generalmente fatta coincidere con l'uscita, nel 1958, del disco Canção do amor demais dellacantante Elizete Cardoso, su musiche di Antonio Carlos Jobim e testi di Vinicius de Moraes, che conteneva la canzone Chega de saudadenella quale suonava proprio João Gilberto.

Il successo di Chega de saudade, prima nell'interpretazione di Elizete Cardoso, ma soprattutto nella successiva versione dello stessoGilberto, fu clamoroso. La canzone è considerata all'unanimità il primo esempio completo di stile bossa nova, soprattutto per la presenza della caratteristica "batida" che tutti in Brasile cercheranno di imitare.

La fama internazionale per la bossa nova arriva nei primi anni '60 ad opera di João Gilberto. In seguito il sassofonista jazz Stan Getz importa i ritmi brasiliani nel suo disco del 1962 Jazz Samba (con il chitarrista Charlie Byrd), poi realizza un album (Getz/Gilberto) con i protagonisti del nuovo genere, Antonio Carlos Jobim e João Gilberto, ottenendo in entrambi i casi un clamoroso successo commerciale.

Le canzoni lanciate da João Gilberto Desafinado, Garota de Ipanema, Saudade da Bahja, Rosa Morena, (le ultime due prese dal repertorio di Caymmi), È luxo sò (di Ary Barroso), Maria Ninguém (di Carlos Lyra) diventarono veri standard e resero la bossa nova uno dei generi più in voga negli anni sessanta influenzando tutta la musica mondiale.

Protagonisti ed interpreti

Luiz Bonfá
Ronaldo Bôscoli
Chico Buarque
Antonio Carlos Jobim
Vinicius de Moraes
Stan Getz
Astrud Gilberto
João Gilberto
Nara Leão
Edu Lobo
Carlos Lyra
Sergio Mendes
Roberto Menescal
Newton Mendonça
Baden Powell
Elis Regina
Sylvinha Telles
Toquinho


Il samba baiano

Il samba baiano ha trovato i suoi massimi interpreti in Dorival Caimmy, Wilson Simonal e Jorge Ben Jor, e poi in Joao Gilberto, che dal samba si spinge, insieme a Jobim, fino alla bossa nova, una forma di samba molto raffinata che, grazie a Jobim, utilizza armonizzazioni molto complesse ricavate dalle tecniche semitonali del jazz. Fu esportato con successo in Europa da Tati Casoni.



Il jazz samba
Con jazz samba (o jazz-samba) si intende un particolare stile musicale che fonde il jazz con i ritmi, gli strumenti, la melodia tipici della bossa nova brasiliana.

Il nome deriva dal titolo di quello che è comunemente ritenuto il primo disco del genere, Jazz Samba, appunto, di Stan Getz e Charlie Byrd, del 1962. La retrocopertina del disco recita opportunamente: "Two jazz solist play, fresh, contemporary sounds from modern brasilian folk music".
In precedenza, nell'ambito della musica leggera o cinematografico e in ambito jazz, si era utilizzato il termine samba per indicare brani, normalmente ballabili, suonati da grandi orchestre, sui ritmi tropicali tipici del carnevale e dello stereotipato "folklore" carioca così come veniva avvertito negli Stati Uniti. Analogamente per quanto avveniva con i ritmi caraibici, tanto di moda negli anni cinquanta, e cubani.
L'ingresso della musica brasiliana negli Stati Uniti risale agli anni venti, ma ha i suoi momenti di massima popolarità negli anni '30 e soprattutto negli anni quaranta.
Un primo esempio è il film musicale Flying Down to Rio del 1933 (Carioca) con Fred Astaire e Ginger Rogers.

È il grande successo della cantante, ballerina e attrice Carmen Miranda che, dai primi anni quaranta, impone in tutti gli Stati Uniti (e da qui nel resto del mondo) la musica ed il folklore brasiliano. Famosa per i suoi copricapo "tutti-frutti" (tipicamente un casco di banane che usava per rimediare alla sua piccola statura), diventa nel 1945 la più pagata artista hollywoodiana. Paradossalmente, Carmen Miranda era portoghese, ma diventa il simbolo della spensieratezza attribuita allo stile di vita di Rio de Janeiro, di Copacabana, delle spiagge, dei locali notturni e dei luoghi "alla moda" dell'assolato Brasile.
Siamo negli anni in cui, a causa della seconda guerra mondiale, i magnati di Hollywood e il governo di Washington spinsero al massimo la diffusione del prodotto hollywoodiano più frivolo importando qualsiasi cosa potesse compiacere il gusto del pubblico. Il Sud America fu uno dei luoghi da cui si importarono stili, cliché e tanta musica. È di quegli anni, il successo di Amado mio, Ultima vez, Brazil e Tico Tico e l'introduzione dei ritmi cubani e messicani, adattati al gusto nord-americano, che sono conosciuti come salsa, rumba, mambo, chachachá.
Altri esempi della penetrazione della musica brasiliana (e dell'America Latina in genere), rivista ed adattata dall'industria dello spettacolo statunitense, sono i film della Disney a cartoni animati, Saludos Amigos (del 1943) e The Three Caballeros (del 1945), che introducono alcune canzoni divenute "standard" e simboli musicali dello stereotipo del Brasile: Tico Tico, Brazil e Bahia.
Tico Tico, tipico esempio di choro per chitarra (Tico-Tico no Fubá), fu inciso anche da Charlie Parker nel 1951 nel suo disco "latino" prodotto da Norman Granz.
Il jazz inizia a contaminarsi con i ritmi sudamericani nella seconda metà degli anni '40. Tra i primi, Dizzy Gillespie che, nella sua grande orchestra, inizierà a a mescolare il suo be bop con il calypso caraibico (un po' per rendere più accessibile la sua musica al tempo suonata da una orchestra che difficilmente poteva definirsi "da ballo", un po' perché realmente appassionato del genere). Il grande trombettista rimarrà sempre legato ai ritmi cubani e caraibici per tutta la sua lunga carriera.
Un tentativo degno di nota, ma poco fortunato, fu quello dell'altosassofonista "cool" Bud Shank che, nel 1953, incise due album con Laurindo Almeida, chitarrista brasiliano scoperto a Rio de Janeiro da Stan Kanton e con la cui orchestra aveva suonato negli Stati Uniti. Il risultato, i due volumi Brazilliance, sono considerati un anticipo della bossa nova. Stan Kanton stesso, negli anni cinquanta non rimase indifferente ai ritmi del samba e Almeida continuò a suonare il suo jazz "brasiliano" approfittando anche dell'esplosione del genere nei primi anni sessanta.
Fu, infatti, solo nel 1962, e nei due anni successivi, che si ebbero i primi veri grandi esempi di "fusion" tra il jazz e i ritmi brasiliani, anche perché, nel frattempo, era nata la bossa nova per opera principalmente di Antonio Carlos Jobim, Vinicius de Moraes, João Gilberto e i ragazzi che si riunivano a casa di Nara Leão a Rio de Janeiro. Tra i più importanti, oltre al citato Jazz Samba, sono i successivi dischi di Stan Getz con Luiz Bonfá e soprattutto con João Gilberto e Astrud Gilberto (con il successo di Garota de Ipanema) e l'album di Jobim con Frank Sinatra del 1967.
Dal successo di quei primi esempi di "fusion" tra due generi così diversi, ma che seppero così bene convivere, molti tra i principali jazzisti americani tentarono di ripercorrere la strada intrapresa da Getz e interpretarono a loro modo la musica brasiliana. Tra questi Dizzy Gillespie, Sonny Rollins, Coleman Hawkins, Cannonball Adderley e molti altri musicisti e cantanti americani per i quali era un "must" realizzare dischi in coppia con i brasiliani più in voga.

Il 1962 fu un anno estremante prolifico in tal senso. Pur senza incidere la celebre Desafinado, il primo disco americano con "bossa nova" nel titolo suonato da musicisti brasiliani fu probabilmente Cannonball's Bossa Nova di Cannonball Adderley che lo realizzò per la Riverside nel dicembre del 1962 con una straordinaria formazione che comprendeva alcuni reduci dal concerto alla Carnegie Hall come Sergio Mendes e i membri del suo gruppo, tra i quali il batterista Dom Um Romao. Persino Coleman Hawkins sarà, suo malgrado, coinvolto nella frenesia di cavalcare l'onda della musica brasiliana in un non riuscitissimo disco prodotto dalla Impulse! Records intitolato Desafinado: Coleman Hawkins plays Bossa Nova & Jazz Samba. Il grande tenor-sassofonista non poteva essere da meno di Stan Getz, quindi già nel settembre del 1962 "Hawk" fu mandato da Bob Thiele in sala d'incisione con un gruppo non del tutto all'altezza per registrare i nuovi classici di Jobim e soci. Miles Davis l'anno successivo non poté sottrarsi alla moda e nel disco realizzato con l'orchestra di Gil Evans, Quiet Nights registrò una bella versione di Corcovado.
Tra i più attivi nel diffondere il nuovo stile negli Stati Uniti, la casa discografica Verve Records e Creed Tylor che produssero i dischi di Astrud Gilberto, Stan Getz e Antonio Carlos Jobim, ma anche la Columbia Records che per prima pubblicò, senza successo, i famosi dischi brasiliani di João Gilberto.
In seguito divennero popolarissimo il brasiliano Sergio Mendes che, con le sue orchestre, mantenne elevata la popolarità della Musica Popolare Brasiliana (o MPB) negli Stati Uniti e la introdusse in Giappone portando all'estero anche molta musica brasiliana emersa dopo il boom della bossa nova.
Ancora, Chick Corea, maestro della fusion, utilizzò spesso, in modo innovativo, il ritmo brasiliano (proprio all'epoca in cui suonava con Getz).
Da ricordare, infine, Herbie Mann, flautista e grande "contaminatore", che già negli anni '50 aveva inserito delle congas nella sua formazione (influenzato dalla musica africana) e che contribuirà a sostenere il successo della bossa nova già nei primi anni '60 (con un disco di bossa nova registrato a Rio con Mendes), e che poi non disdegnerà di suonare reggae, funk e qualsiasi cosa gli capitasse all'orecchio.
Il nome di Stan Getz è rimasto sinonimo di jazz e bossa nova. Lo stile jazz samba (che però, come detto, è principalmente bossa nova) è diventato consuento e parte integrante del linguaggio jazzistico come nei decenni precedenti lo erano stati il blues, la musica di Tin Pan Alley e quella dei grandi compositori americani. Le grandi canzoni di Jobim, soprattutto, sono divenute degli "standard" del jazz e della musica d'intrattenimento al pari di quelle di Cole Porter e Irving Berlin.
Col tempo l'interesse per lo stile bossa nova è un po' declinato ed è spesso associato alla musica da "night-club" come forma di intrattenimento "d'atmosfera" per la rilassatezza delle sue linee melodiche suonate su una base ritmica "soft" che manca della forza della originale "batida" così come l'avevano intesa João Gilberto, Jobim e i loro seguaci.

Paradossalmente, l'incontro tra i due principali generi musicali del continente americano, non avvenne per opera di coloro che li avevano inventati e ne avevano fatto la storia e stabilito le caratteristiche.
Il jazz nordamericano è sostanzialmente dovuto all'influenza dei ritmi africani mescolati con la musica europea e folcloristica dei bianchi. Allo stesso modo, ma con modalità completamente diverse, la musica brasiliana, nasce dall'unione dei ritmi importati dagli schiavi con la musica portoghese e dai ritmi indigeni (la musica brasiliana, come il suo popolo, ha tre anime).
In entrambe le situazioni, tradizione musicale europea, tradizioni religiose (protestanti al nord, cattoliche al sud), si sono mescolate al temperamento dei neri che sono stati i maggiori interpreti, innovatori e animatori della musica dei due sub-continenti.
La vera "fusion" tra il jazz nordamericano ed il samba (musica) brasiliano (nella loro forma più moderna) avviene invece ad opera di musicisti bianchi. La bossa nova era una forma di samba totalmente reinventato da un gruppo eterogeneo come collocazione geografica, ma del tutto omogeneo come caratteristiche sociali: si trattava di bianchi della società borghese, modernista e ispirata dal nuovo vento di risveglio economico e nazionalistico, del Brasile di Juscelino Kubitschek. Il jazz con cui si fuse, ad opera dei suoi stessi inventori, negli Stati Uniti nei primi anni sessanta, era quello di un musicista di successo come Stan Getz, che molto doveva al vero jazz nero, ma che era uno dei maggiori esponenti della musica più cool, amata dal grande pubblico, bianco, quello che comperava i dischi e votava nei referendum delle testate specializzate.
In ogni caso, il jazz nero stava già cambiando in modo vorticoso negli stessi anni (ad esempio per opera di John Coltrane) e poco dopo anche la musica brasiliana sarebbe cambiata.

Discografia essenziale
Brazilliance, Vol. 1 e Vol.2 - Laurindo Almeida & Bud Shank - 1953 - 1958
Jazz Samba - Stan Getz & Charlie Byrd - 1962
Do The Bossa Nova with Herbie Mann - Herbie Mann - 1962
Getz/Gilberto - Stan Getz & João Gilberto - 1964




http://it.wikipedia.org/wiki/Bossa_nova
http://it.wikipedia.org/wiki/Jazz_samba
http://it.wikipedia.org/wiki/Latin_jazz



Il Vocalese

Il Vocalese

Vocalese (parola composta da (EN) vocalize più il suffisso -ese a indicare un linguaggio) è uno stile canoro jazz in cui le parole sono adattate a melodie originariamente eseguite come composizione orchestrale o improvvisata. Mentre il fraseggio scat adopera parole improvvisate e prive di senso, scelte per il loro suono e andamento ritmico, il vocalese usa una normale versificazione, a volte improvvisata, a volte scritta sulla base di un assolo preregistrato.
Tra i pionieri del vocalese vanno annoverati i nomi di King Pleasure, Eddie Jefferson (che mise in versi la versione di So What dell'album Kind of Blue) e Babs Gonzalez, mentre tra i gruppi più noti figura Lambert, Hendricks e Ross, composto da Jon Hendricks, Dave Lambert e Annie Ross. Il testo di Ross per la canzone Twisted, basato su un'improvvisazione blues del sassofonista Wardell Gray, rappresenta un classico del genere. Un altro classico è l'esecuzione di Ella Fitzgerald di How High The Moon che combina scat, vocalese, e citazioni da Ornithology (una parafrasi della canzone originale). Altri artisti che si sono cimentati con il genere sono Giacomo Gates, Kurt Elling, Al Jarreau, e i Manhattan Transfer che hanno registrato un album omonimo.
Alcuni cantanti, soprattutto Slim Gaillard, Cab Calloway e Leo Watson erano soliti combinare vocalese e scat nello stesso pezzo.
La maggior parte dei versi scritti per il vocalese sono sillabici piuttosto che melismatici, il che porta ad avere versi in cui molte parole vengono cantate rapidamente per adattarsi ad una data frase, specie su pezzi di origine bebop.

http://en.wikipedia.org/wiki/Vocalese
http://it.wikipedia.org/wiki/Vocalese

http://www.jazzitalia.net/lezioni/storia/vocalese/gp_moodysmood.asp

Il termine Vocalese, coniato dal critico Jazz Leonard Feather, è l'arte di comporre una canzone e cantarla allo stesso modo come gli assolo strumentale registrata. Vocalese ha raggiunto il suo punto più alto 1.957-62. L'artista può cantare da solista o insieme ad altri , sostenuto da un piccolo gruppo o un orchestra. Bop in natura, il Vocalese raramente si è avventurato in altri stili di jazz e non è mai stato portato al successo commerciale  dagli esecutori fino ad anni recenti. Tra quelli noti per la scrittura e l'esecuzione lirica Vocalese sono Eddie Jefferson e Jon Hendricks.

Il jazz modale

Il jazz modale

Il jazz modale (modal jazz) è uno degli stili del jazz nato nella seconda metà del '900, la cui pietra fondante è datata anni cinquanta e consiste nel libro di teoria musicale Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization (The art and science of tonal gravity) di George Russell. Dal punto di vista discografico, quasi tutti i critici identificano in Kind of Blue di Miles Davis (1959) come il primo album modale della storia del jazz, anche se alcuni lavori precedenti già ne preannunciavano la diffusione, come ad esempio Somethin' else di Julian Cannonball Adderley (1958, con Miles Davis) e Milestones di Miles Davis (1958, con Cannonball Adderley). Altri album notevoli furono in seguito My Favorite Things del 1960 e Impressions del 1963 di John Coltrane e Maiden Voyage di Herbie Hancock del 1965.

Principi

Il jazz modale sostanzialmente svincola la progressione degli accordi dalla tonalità del brano (cioè non richiede che gli accordi siano necessariamente rispondenti alle regole dell'armonia tonale, ossia costruiti per armonizzazione dei vari gradi della tonalità). Inoltre associa ad ogni accordo differenti scale "modali", ciascuna con una sua tonica, dalle molteplici e differenti sfumature, sempre in maniera indipendente e svincolata dalla tonalità. Nell'analizzare questo genere musicale si può infatti parlare di applicazione successiva di differenti scale modali (non necessariamente diatoniche, ma ad esempio anche pentatoniche) invece che di successione di accordi: nella composizione di frasi e periodi musicali si usano frammenti di scale modali fra loro in relazione, mentre il passaggio da un periodo ad un altro (caratterizzato da altro accordo o scala modale) avviene mediante particolari soluzioni melodiche, senza che i suoni siano mai in evidente relazione con una tonalità. Si ragiona quindi prevalentemente in maniera scalare (ossia pensando "per scale") e le stesse armonizzazioni e costruzioni di accordi possono muovere su tutta l'estensione di una data scala, potendo impiegare potenzialmente qualsiasi nota. Viene così a perdersi la simbiosi tra armonia e melodia che aveva contraddistinto tutta la produzione jazzistica fino all'avvento del jazz modale.
Nasce come reazione al Bebop e all'Hard bop, che avevano incrementato le strutture jazzistiche con progressioni armoniche di tipo tonale caratterizzate da numerosi accordi diversi e numerose sostituzioni armoniche, spesso accompagnate da un ritmo ossessivo, opponendo ad essi la ricerca di una situazione musicale più distesa e di maggior distensione sia sul tempo che sull'armonia.
Il metodo sortisce i suoi primi effetti alla fine degli anni cinquanta e si sviluppa anche nella metà degli anni sessanta con l'intento di portare innovazione nel linguaggio jazzistico e soprattutto per distaccarsi dall'aggressività dell'Hard bop.
Inoltre questo nuovo stile sfruttava scale sostitutive, accordi (svincolati dalla tonalità) costruiti per intervalli di quarta o quinta (anziché per terze, come nella musica tonale tradizionale) e più libertà nel fraseggio.

Aspetti tecnici


Primi autori utilizzatori del '900 furono Miles Davis, e Bill Evans corresponsabile, perché detentore della parte armonica e perché precedentemente lavorò alla corte del pianista George Russell, inventore di questo metodo. Inoltre Russell ci indica anche John Coltrane col suo lavoro Giant Steps. I voicing vengono sviluppati su poche scale armoniche prestabilite e spostati su di esso, senza "cadenzare" (ricordiamo "So What" e "Milestones"). Le scale non derivano più da alcun sistema, sono indipendenti, ma collegabili tra loro. In seguito troviamo Wayne Shorter come principale compositore ed esecutore di brani modali complessi. Alcune regole:
Si possono usare progressioni tipiche e appartenenti ad un dato sistema scalare.
Si possono creare collegamenti scalari nuovi, armonizzando più o meno le scale tra loro.
I metodi usati sono i vecchi sistemi di collegamento tra le scale:
collegamento tramite un basso comune a più battute o pedale, mentre la parte armonica superiore varia.
collegamento tramite il legame della nota caratteristica tra le scale.
I metodi moderni (Persichetti, Miller) propongono un riutilizzo delle vecchie scale modali in chiave moderna. Le scale vengono ordinate in base alle sfumature di colore tra loro: dalla più chiara alla più scura. Si va dalla:
Lidia
Ionica
Misolidia
Dorica
Eolia
Frigia
Locria



http://it.wikipedia.org/wiki/Musica_modale
http://en.wikipedia.org/wiki/Modal_jazz
http://it.wikipedia.org/wiki/Modal_jazz

http://it.wikipedia.org/wiki/George_Russell
http://it.wikipedia.org/wiki/Mulgrew_Miller
http://it.wikipedia.org/wiki/Andrew_Hill
http://it.wikipedia.org/wiki/Kate_Higgins
http://it.wikipedia.org/wiki/McCoy_Tyner
http://it.wikipedia.org/wiki/Mal_Waldron
http://it.wikipedia.org/wiki/Onaje_Allan_Gumbs
http://it.wikipedia.org/wiki/Jackie_McLean
http://it.wikipedia.org/wiki/Don_Cherry
http://it.wikipedia.org/wiki/Michiel_Braam
http://it.wikipedia.org/wiki/Titi_Robin
http://it.wikipedia.org/wiki/Don_Ellis
http://it.wikipedia.org/wiki/Anouar_Brahem
http://it.wikipedia.org/wiki/Theo_J%C3%B6rgensmann
http://it.wikipedia.org/wiki/Elvin_Jones
http://it.wikipedia.org/wiki/Frank_Wess
http://it.wikipedia.org/wiki/Miles_Davis
http://it.wikipedia.org/wiki/Larry_Young
http://it.wikipedia.org/wiki/Herbie_Hancock
http://it.wikipedia.org/wiki/Horace_Silver
http://it.wikipedia.org/wiki/Alice_Coltrane
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Coltrane
http://it.wikipedia.org/wiki/Wayne_Shorter
http://it.wikipedia.org/wiki/Terence_Blanchard
http://it.wikipedia.org/wiki/Bill_Evans_(pianista)
http://en.wikipedia.org/wiki/Mulgrew_Miller
http://en.wikipedia.org/wiki/Andrew_Hill
http://en.wikipedia.org/wiki/Kate_Higgins
http://en.wikipedia.org/wiki/McCoy_Tyner
http://en.wikipedia.org/wiki/Mal_Waldron
http://en.wikipedia.org/wiki/Onaje_Allan_Gumbs
http://en.wikipedia.org/wiki/Jackie_McLean
http://en.wikipedia.org/wiki/Don_Cherry_(jazz)
http://en.wikipedia.org/wiki/Michiel_Braam
http://en.wikipedia.org/wiki/Titi_Robin
http://en.wikipedia.org/wiki/Don_Ellis
http://en.wikipedia.org/wiki/Anouar_Brahem
http://en.wikipedia.org/wiki/Theo_J%C3%B6rgensmann
http://en.wikipedia.org/wiki/Elvin_Jones
http://en.wikipedia.org/wiki/Frank_Wess
http://en.wikipedia.org/wiki/Miles_Davis
http://en.wikipedia.org/wiki/Larry_Young_(musician)
http://en.wikipedia.org/wiki/Herbie_Hancock
http://en.wikipedia.org/wiki/Horace_Silver
http://en.wikipedia.org/wiki/Alice_Coltrane
http://en.wikipedia.org/wiki/John_Coltrane
http://en.wikipedia.org/wiki/Wayne_Shorter
http://en.wikipedia.org/wiki/Terence_Blanchard

Dal punto di vista discografico, quasi tutti i critici identificano in Kind of Blue di Miles Davis (1959) come il primo album modale della storia del jazz, anche se alcuni lavori precedenti già ne preannunciavano la diffusione, come ad esempio Somethin' else di Julian Cannonball Adderley (1958, con Miles Davis) e Milestones di Miles Davis (1958, con Cannonball Adderley

http://it.wikipedia.org/wiki/Kind_of_Blue
http://it.wikipedia.org/wiki/Milestones_(Miles_Davis)

Altri album notevoli furono in seguito My Favorite Things del 1960 e Impressions del 1963 di John Coltrane e Maiden Voyage di Herbie Hancock del 1965.

http://it.wikipedia.org/wiki/Impressions_(John_Coltrane)
http://it.wikipedia.org/wiki/My_Favorite_Things_(album)
http://en.wikipedia.org/wiki/Maiden_Voyage

ma sono ritenuti modali anche i seguenti album di Coltrane

Live! at the Village Vanguard (1961)
Crescent (1964)
A Love Supreme (1964)
Meditations (1965).


sabato 15 gennaio 2011

Betty Carter

Betty Carter per il suo caratteristico e personale modo di cantare composto da scatti e repentini stop, che la facevano sembrare sempre fuori tempo. Ha usato la voce alla stregua di un sassofono, diremmo quello alto di Charlie Parker. E' una cantante molto brava

La prossima Notte di jazz

La prossima Notte di jazz ci sposteremo di nuovo negli Usa esplorando gli stili jazzistici che vanno dagli anni 50 agli anni 70 in particolare ci soffermeremo sul hard bop e sul jazz modale

http://www.apassion4jazz.net/timeline.html



Jazz dagli anni 50 agli anni 70

Ci spostiamo di nuovo negli USA ed esploriamo ora gli stili jazzistici che vanno dagli anni 50 agli anni 70 in particolare ci soffermeremo sul hard bop e sul jazz modale


1940 - 1960

Le mutate condizioni economiche costrinsero alla chiusura la maggior parte delle grandi orchestre. Solo le maggiori sopravvissero: quelle di Duke Ellington, Count Basie, Woody Herman e Stan Kenton furono tra le più longeve, prolungando la loro attività anche negli anni 1960 e oltre.

Charlie Parker, Tommy Potter, Miles Davis, Duke Jordan, Max Roach, 08/1947. Foto Gottlieb.
Attorno al 1945, da un gruppo di giovani musicisti che si ritrovano a tarda ora alle jam session che si tenevano in due locali di Harlem, il Minton's Playhouse e il Monroe's, lo stile, detto dapprima rebop, poi bebop o semplicemente bop, dal suono di una frase ricorrente nei brani tipici di questa nuova musica. Caratterizzato da armonie complesse e tempi velocissimi, il bebop fu tenuta a battesimo dal trombettista Dizzy Gillespie che ne fu il pioniere assieme all'alto sassofonista Charlie Parker - detto Bird o Yardbird. Il successo del nuovo genere, che richiamava un pubblico intellettuale (i bopper attirarono subito l'ammirazione di molti esponenti del movimento letterario beatnik) e molto più ristretto di quello delle big band, mise in luce altri protagonisti del periodo: il pianista e compositore Thelonious Monk e il suo amico (anch'egli pianista) Bud Powell, il batterista Kenny Clarke, i trombettisti Clifford Brown e Fats Navarro, i sassofonisti Sonny Rollins e Sonny Stitt, i batteristi Max Roach e Kenny Clarke. Il bebop fu molto criticato sia come movimento giovanile e fenomeno sociale, sia - per motivi diversi - dal punto di vista musicale. La critica sociale verteva inizialmente sugli aspetti più provocatori dell'atteggiamento e dello stile di vita dei bopper per focalizzarsi poi soprattutto sulla contiguità tra il mondo del jazz e la droga, che agli inizi degli anni 1950, iniziò a mietere vittime di alto profilo tra i jazzisti in generale e tra i bopper in particolare. Billie Holiday, Fats Navarro e Charlie Parker furono solo i più famosi musicisti a trovare la morte a causa della loro dipendenza: molti altri, se non morirono, dovettero subire le conseguenze di questo flagello. Sotto il profilo musicale, alcuni artisti della generazione precedente (che i bopper chiamvano "mouldy figs", fichi ammuffiti) si distinsero come critici particolarmente severi: il più famoso di questi fu senz'altro Louis Armstrong. Altri importanti esponenti della corrente del jazz classico tuttavia, seppero cogliere gli elementi d'interesse contenuti nel nuovo movimento: un nome fra tutti è quello di Coleman Hawkins.

La fine degli anni 40 e la prima metà degli anni 1950 videro una reazione agli aspetti più estremi del movimento bebop, reazione che, dalle sue caratteristiche melodiche e rilassate, prese il nome di cool jazz. Iniziato a New York e nel Midwest dalle esperienze di Miles Davis e Gil Evans (dei quali si ricorda l'album "Birth of the Cool"), Lennie Tristano ed altri, il cool jazz fu il primo stile jazz a radicarsi in California. Molti dei suoi protagonisti furono bianchi: Gerry Mulligan e Chet Baker (che diedero vita ad un famosissimo quartetto), Lee Konitz, Dave Brubeck, i sassofonisti Stan Getz (che fu anche protagonista della fusione del jazz con la musica brasiliana) e Paul Desmond. L'afroamericano John Lewis elaborò l'estetica cool creando un quartetto, il Modern Jazz Quartet, che fuse il jazz con elementi e sonorità derivanti dalla musica classica (soprattutto barocca) europea. Da queste esperienze prese il via un movimento, detto "Third Stream" che cerava di coniugare il jazz con altre esperienze provenienti dalla traizione musicale colta: uno dei suoi maggiori esponenti fu Gunther Schuller.
Il bebop nel frattempo maturò, abbandonando parte delle sue caratteristiche più sperimentali ed evolvendosi in un genere di più facile ascolto che fu chiamato hard-bop, tra i cui protagonisti si ricordano Art Blakey, e i suoi Jazz Messengers, Horace Silver, Miles Davis e le sue classiche formazioni comprendenti John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers, Philly Joe Jones, Cannonball Adderley.

Le esperienze di jazz orchestrale continuarono, anche se con difficoltà, con le orchestre di Count Basie, Duke Ellington, Woody Herman, Stan Kenton, e con le originali collaborazioni di Miles Davis e Gil Evans. Il contrabbassista Charles Mingus si segnalò come personaggio di grande spicco alla testa di formazioni allargate (anche se non di organico propriamente orchestrale).

1960-1970

Nel corso di questo decennio il jazz affrontò numerose trasformazioni che finirono per frazionarlo in molteplici stili.

La corrente hard bop iniziò a dividersi tra coloro che seguirono l'esperienza di Miles Davis e John Coltrane nel cosiddetto jazz modale (uno stile musicale meditativo e intellettuale, che vide la sua fondazione nella storica incisione di Davis nel 1959, "Kind of Blue") e quanti invece preferirono avvicinarsi al Rhythm and blues praticando quello che alcuni chiamavano "soul jazz".

Lo stile modale visse il suo periodo più fecondo a cavallo tra la fine degli anni 1950 e la metà degli anni 1960, soprattutto con l'attività del (secondo) quintetto di Miles Davis e del quartetto di Jon Coltrane, finendo col diventare un idioma consolidato della tradizione jazzistica.

Una tendenza senz'altro più radicale e controversa fu determinata dal contemporaneo avvento di uno stile che venne dapprima chiamata "The New Thing" ("La cosa nuova") e in seguito "Free Jazz". Fondato alla fine degli anni 1950 da giovani musicisti quali Ornette Coleman e Cecil Taylor, il free jazz praticava una forma d'improvvisazione collettiva totale la cui conseguenza è la totale frantumazione della maggior parte delle idee tradizionali di forma, armonia, melodia e ritmo. Oltre ad implicare una forte componente di critica politica e sociale, il free incorporava anche una moltitudine di influenze musicali di provenienza Asiatica e Africana. Il free attrasse l'attenzione di molti protagonisti (Charles Mingus, Steve Lacy, Sun Ra), reclutò giovani brillanti (Archie Shepp, Albert Ayler, Pharoah Sanders) e si attirò le aspre critiche di alcuni dei nomi più in vista (Davis e Gillespie tra gli altri) dando origine a polemiche che furono tra le più violente che il jazz avesse mai conosciuto e che durarono decenni senza mai esaurirsi completamente, anche dopo che l'esperienza storica del free jazz poté dirsi conclusa: i critici più accesi affermarono che il free jazz rimuoveva la distinzione tra chi sapeva suonare e chi no. Non v'è comunque dubbio che il movimento free mancasse quasi totalmente della componente popolare che per lungo tempo aveva costituito una delle due anime del jazz, e che fosse seguito quasi esclusivamente dalle elite: questo, negli USA, ne decretò anche un crescente insuccesso commerciale, che diveniva tanto più evidente quanto più si ingigantiva il successo di altri generi musicali contemporanei. Nel free jazz finirono per confluire alcuni esponenti della parte considerata più "colta" del jazz: il più in vista tra questi fu senz'altro John Coltrane, che si avvicinò al movimento free negli ultimi anni della sua vita. Il free ebbe miglior fortuna in Europa, dove molti giovani musicisti lo adottarono come un veicolo che gli permetteva d'incorporare nel linguaggio jazzistico una varietà di contesti musicali e culturali.

Una diversa tendenza stilistica nacque dall'attenzione reciproca che alcuni musicisti jazz e le nuove leve della musica brasiliana si rivolgevano. Già Jelly Roll Morton aveva definito il jazz come una musica che conteneva "sfumature spagnole" (spanish tinge). Questa definizione era stata onorata nel corso degli anni da diversi compositori (un nome per tutti:Duke Ellington) Negli anni 1950 alcuni musicisti, il cui più famoso rappresentante era senz'altro Dizzy Gillespie, avevano coniugato col jazz temi stilistici tipici della musica cubana e latina in generale ("Afro-Cuban bop"). Questo stile si avvaleva dell'apporto e dell'influenza musicisti provenienti dall'america latina (Chano Pozo, Xavier Cugat, Tito Puente, Arturo Sandoval), nonché della strumentazione e delle forme tipiche della tradizione latina. Fu nel solco di questa tradizione che negli anni 1960 gli esponenti del movimento brasiliano detto Bossa Nova (Elizete Cardoso, Antonio Carlos Jobim, Vinicius de Moraes, Joao Gilberto, Luiz Bonfa, Chico Buarque de Hollanda) intrapresero varie collaborazioni con musicisti jazz come Stan Getz e Charlie Byrd creando uno stile noto come jazz samba. Il movimento fu lanciato da una serie di incisioni di Getz, le più famose delle quali, che videro anche la partecipazione di Joao Gilberto e di sua moglie Astrud Gilberto in veste di cantante. Queste lanciarono diversi brani che divennero successi planetari (tra gli altri: La ragazza di Ipanema).

Nella seconda metà degli anni 1960, l'irruzione del fenomeno della musica di massa, che in gran parte s'imperniava sulle generazioni più giovani e sulla loro musica d'elezione, il rock, mise in difficoltà, anche economica, la gran parte dei musicisti jazz. Quelli che non scelsero la critica radicale del free e che non sparirono dalla scena dovettero cambiare stile. Alcuni scelsero di accentuare il carattere funky della loro musica fino ad apparentarla al funky e alla sempre più popolare muscia soull-dance. Una diversa tendenza cercava l'avvicinamento rock e all'elettronica, e portò alla nascita della cosiddetto genere fusion. Molti critici ritengono che fra le prime incisioni fusion vi siano Hot Rats di Frank Zappa, il quale sembrò avvicinarsi al jazz partendo dal rock con quest'album del 1969, ed il doppio album Bitches Brew di Miles Davis (1970). Seguirono poi numerosi protagonisti, cono nomi quali quelli di Weather Report (un supergruppo comprendente alcuni ex musicisti di Miles Davis - Joseph Zawinul e Wayne Shorter - e la nascente stella del basso Jaco Pastorius), Herbie Hancock, il trombettista Freddie Hubbard. Molte di queste esperienze furono bollate dalla critica come commerciali (e alcune indubbiamente lo furono).


Hard-Bop

Il bebop nel maturò, abbandonando parte delle sue caratteristiche più sperimentali ed evolvendosi in un genere di più facile ascolto che fu chiamato hard-bop, tra i cui protagonisti si ricordano Art Blakey, e i suoi Jazz Messengers, Horace Silver, Miles Davis e le sue classiche formazioni comprendenti John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers, Philly Joe Jones, Cannonball Adderley.

Le esperienze di jazz orchestrale continuarono, anche se con difficoltà, con le orchestre di Count Basie, Duke Ellington, Woody Herman, Stan Kenton, e con le originali collaborazioni di Miles Davis e Gil Evans. Il contrabbassista Charles Mingus si segnalò come personaggio di grande spicco alla testa di formazioni allargate (anche se non di organico propriamente orchestrale).

http://it.wikipedia.org/wiki/Hard_bop

Artisti principali :

Cannonball Adderley, sax contralto
Donald Byrd, tromba
Art Blakey, batteria
Clifford Brown, tromba - flicorno
Jaki Byard, pianoforte
Sonny Clark, pianoforte
John Coltrane, sax tenore e sax soprano
Miles Davis, tromba
Eric Dolphy, sax alto, flauto, clarinetto, clarinetto basso
Lou Donaldson, sax contralto
Kenny Dorham, tromba
Kenny Drew, piano
Tommy Flanagan
Art Farmer
Curtis Fuller, trombone
Benny Golson, sax tenore
Dexter Gordon, sax tenore
Johnny Griffin, sax tenore
Roy Haynes, batteria
Joe Henderson, sax tenore
Andrew Hill, pianoforte
Freddie Hubbard, tromba - flicorno
Philly Joe Jones, batteria
Jackie McLean, sax contralto
Charles Mingus, contrabbasso - pianoforte
Blue Mitchell, tromba
Hank Mobley, sax tenore
Thelonious Monk, pianoforte
Lee Morgan, tromba
Oliver Nelson, sax alto e tenore
Max Roach, batteria
Horace Silver, pianoforte
Bobby Timmons, piano
Mal Waldron, pianoforte


Il jazz modale

Il jazz modale (modal jazz) è uno degli stili del jazz nato nella seconda metà del '900, la cui pietra fondante è datata anni cinquanta e consiste nel libro di teoria musicale Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization (The art and science of tonal gravity) di George Russell. Dal punto di vista discografico, quasi tutti i critici identificano in Kind of Blue di Miles Davis (1959) come il primo album modale della storia del jazz, anche se alcuni lavori precedenti già ne preannunciavano la diffusione, come ad esempio Somethin' else di Julian Cannonball Adderley (1958, con Miles Davis) e Milestones di Miles Davis (1958, con Cannonball Adderley). Altri album notevoli furono in seguito My Favorite Things del 1960 e Impressions del 1963 di John Coltrane e Maiden Voyage di Herbie Hancock del 1965.

http://it.wikipedia.org/wiki/Jazz_modale

http://en.wikipedia.org/wiki/Modal_jazz