La prossima Notte di jazz ci sposteremo di nuovo negli Usa esplorando gli stili jazzistici che vanno dagli anni 50 agli anni 70 in particolare ci soffermeremo sul hard bop e sul jazz modale
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Jazz dagli anni 50 agli anni 70
Ci spostiamo di nuovo negli USA ed esploriamo ora gli stili jazzistici che vanno dagli anni 50 agli anni 70 in particolare ci soffermeremo sul hard bop e sul jazz modale
1940 - 1960
Le mutate condizioni economiche costrinsero alla chiusura la maggior parte delle grandi orchestre. Solo le maggiori sopravvissero: quelle di Duke Ellington, Count Basie, Woody Herman e Stan Kenton furono tra le più longeve, prolungando la loro attività anche negli anni 1960 e oltre.
Charlie Parker, Tommy Potter, Miles Davis, Duke Jordan, Max Roach, 08/1947. Foto Gottlieb.
Attorno al 1945, da un gruppo di giovani musicisti che si ritrovano a tarda ora alle jam session che si tenevano in due locali di Harlem, il Minton's Playhouse e il Monroe's, lo stile, detto dapprima rebop, poi bebop o semplicemente bop, dal suono di una frase ricorrente nei brani tipici di questa nuova musica. Caratterizzato da armonie complesse e tempi velocissimi, il bebop fu tenuta a battesimo dal trombettista Dizzy Gillespie che ne fu il pioniere assieme all'alto sassofonista Charlie Parker - detto Bird o Yardbird. Il successo del nuovo genere, che richiamava un pubblico intellettuale (i bopper attirarono subito l'ammirazione di molti esponenti del movimento letterario beatnik) e molto più ristretto di quello delle big band, mise in luce altri protagonisti del periodo: il pianista e compositore Thelonious Monk e il suo amico (anch'egli pianista) Bud Powell, il batterista Kenny Clarke, i trombettisti Clifford Brown e Fats Navarro, i sassofonisti Sonny Rollins e Sonny Stitt, i batteristi Max Roach e Kenny Clarke. Il bebop fu molto criticato sia come movimento giovanile e fenomeno sociale, sia - per motivi diversi - dal punto di vista musicale. La critica sociale verteva inizialmente sugli aspetti più provocatori dell'atteggiamento e dello stile di vita dei bopper per focalizzarsi poi soprattutto sulla contiguità tra il mondo del jazz e la droga, che agli inizi degli anni 1950, iniziò a mietere vittime di alto profilo tra i jazzisti in generale e tra i bopper in particolare. Billie Holiday, Fats Navarro e Charlie Parker furono solo i più famosi musicisti a trovare la morte a causa della loro dipendenza: molti altri, se non morirono, dovettero subire le conseguenze di questo flagello. Sotto il profilo musicale, alcuni artisti della generazione precedente (che i bopper chiamvano "mouldy figs", fichi ammuffiti) si distinsero come critici particolarmente severi: il più famoso di questi fu senz'altro Louis Armstrong. Altri importanti esponenti della corrente del jazz classico tuttavia, seppero cogliere gli elementi d'interesse contenuti nel nuovo movimento: un nome fra tutti è quello di Coleman Hawkins.
La fine degli anni 40 e la prima metà degli anni 1950 videro una reazione agli aspetti più estremi del movimento bebop, reazione che, dalle sue caratteristiche melodiche e rilassate, prese il nome di cool jazz. Iniziato a New York e nel Midwest dalle esperienze di Miles Davis e Gil Evans (dei quali si ricorda l'album "Birth of the Cool"), Lennie Tristano ed altri, il cool jazz fu il primo stile jazz a radicarsi in California. Molti dei suoi protagonisti furono bianchi: Gerry Mulligan e Chet Baker (che diedero vita ad un famosissimo quartetto), Lee Konitz, Dave Brubeck, i sassofonisti Stan Getz (che fu anche protagonista della fusione del jazz con la musica brasiliana) e Paul Desmond. L'afroamericano John Lewis elaborò l'estetica cool creando un quartetto, il Modern Jazz Quartet, che fuse il jazz con elementi e sonorità derivanti dalla musica classica (soprattutto barocca) europea. Da queste esperienze prese il via un movimento, detto "Third Stream" che cerava di coniugare il jazz con altre esperienze provenienti dalla traizione musicale colta: uno dei suoi maggiori esponenti fu Gunther Schuller.
Il bebop nel frattempo maturò, abbandonando parte delle sue caratteristiche più sperimentali ed evolvendosi in un genere di più facile ascolto che fu chiamato hard-bop, tra i cui protagonisti si ricordano Art Blakey, e i suoi Jazz Messengers, Horace Silver, Miles Davis e le sue classiche formazioni comprendenti John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers, Philly Joe Jones, Cannonball Adderley.
Le esperienze di jazz orchestrale continuarono, anche se con difficoltà, con le orchestre di Count Basie, Duke Ellington, Woody Herman, Stan Kenton, e con le originali collaborazioni di Miles Davis e Gil Evans. Il contrabbassista Charles Mingus si segnalò come personaggio di grande spicco alla testa di formazioni allargate (anche se non di organico propriamente orchestrale).
1960-1970
Nel corso di questo decennio il jazz affrontò numerose trasformazioni che finirono per frazionarlo in molteplici stili.
La corrente hard bop iniziò a dividersi tra coloro che seguirono l'esperienza di Miles Davis e John Coltrane nel cosiddetto jazz modale (uno stile musicale meditativo e intellettuale, che vide la sua fondazione nella storica incisione di Davis nel 1959, "Kind of Blue") e quanti invece preferirono avvicinarsi al Rhythm and blues praticando quello che alcuni chiamavano "soul jazz".
Lo stile modale visse il suo periodo più fecondo a cavallo tra la fine degli anni 1950 e la metà degli anni 1960, soprattutto con l'attività del (secondo) quintetto di Miles Davis e del quartetto di Jon Coltrane, finendo col diventare un idioma consolidato della tradizione jazzistica.
Una tendenza senz'altro più radicale e controversa fu determinata dal contemporaneo avvento di uno stile che venne dapprima chiamata "The New Thing" ("La cosa nuova") e in seguito "Free Jazz". Fondato alla fine degli anni 1950 da giovani musicisti quali Ornette Coleman e Cecil Taylor, il free jazz praticava una forma d'improvvisazione collettiva totale la cui conseguenza è la totale frantumazione della maggior parte delle idee tradizionali di forma, armonia, melodia e ritmo. Oltre ad implicare una forte componente di critica politica e sociale, il free incorporava anche una moltitudine di influenze musicali di provenienza Asiatica e Africana. Il free attrasse l'attenzione di molti protagonisti (Charles Mingus, Steve Lacy, Sun Ra), reclutò giovani brillanti (Archie Shepp, Albert Ayler, Pharoah Sanders) e si attirò le aspre critiche di alcuni dei nomi più in vista (Davis e Gillespie tra gli altri) dando origine a polemiche che furono tra le più violente che il jazz avesse mai conosciuto e che durarono decenni senza mai esaurirsi completamente, anche dopo che l'esperienza storica del free jazz poté dirsi conclusa: i critici più accesi affermarono che il free jazz rimuoveva la distinzione tra chi sapeva suonare e chi no. Non v'è comunque dubbio che il movimento free mancasse quasi totalmente della componente popolare che per lungo tempo aveva costituito una delle due anime del jazz, e che fosse seguito quasi esclusivamente dalle elite: questo, negli USA, ne decretò anche un crescente insuccesso commerciale, che diveniva tanto più evidente quanto più si ingigantiva il successo di altri generi musicali contemporanei. Nel free jazz finirono per confluire alcuni esponenti della parte considerata più "colta" del jazz: il più in vista tra questi fu senz'altro John Coltrane, che si avvicinò al movimento free negli ultimi anni della sua vita. Il free ebbe miglior fortuna in Europa, dove molti giovani musicisti lo adottarono come un veicolo che gli permetteva d'incorporare nel linguaggio jazzistico una varietà di contesti musicali e culturali.
Una diversa tendenza stilistica nacque dall'attenzione reciproca che alcuni musicisti jazz e le nuove leve della musica brasiliana si rivolgevano. Già Jelly Roll Morton aveva definito il jazz come una musica che conteneva "sfumature spagnole" (spanish tinge). Questa definizione era stata onorata nel corso degli anni da diversi compositori (un nome per tutti:Duke Ellington) Negli anni 1950 alcuni musicisti, il cui più famoso rappresentante era senz'altro Dizzy Gillespie, avevano coniugato col jazz temi stilistici tipici della musica cubana e latina in generale ("Afro-Cuban bop"). Questo stile si avvaleva dell'apporto e dell'influenza musicisti provenienti dall'america latina (Chano Pozo, Xavier Cugat, Tito Puente, Arturo Sandoval), nonché della strumentazione e delle forme tipiche della tradizione latina. Fu nel solco di questa tradizione che negli anni 1960 gli esponenti del movimento brasiliano detto Bossa Nova (Elizete Cardoso, Antonio Carlos Jobim, Vinicius de Moraes, Joao Gilberto, Luiz Bonfa, Chico Buarque de Hollanda) intrapresero varie collaborazioni con musicisti jazz come Stan Getz e Charlie Byrd creando uno stile noto come jazz samba. Il movimento fu lanciato da una serie di incisioni di Getz, le più famose delle quali, che videro anche la partecipazione di Joao Gilberto e di sua moglie Astrud Gilberto in veste di cantante. Queste lanciarono diversi brani che divennero successi planetari (tra gli altri: La ragazza di Ipanema).
Nella seconda metà degli anni 1960, l'irruzione del fenomeno della musica di massa, che in gran parte s'imperniava sulle generazioni più giovani e sulla loro musica d'elezione, il rock, mise in difficoltà, anche economica, la gran parte dei musicisti jazz. Quelli che non scelsero la critica radicale del free e che non sparirono dalla scena dovettero cambiare stile. Alcuni scelsero di accentuare il carattere funky della loro musica fino ad apparentarla al funky e alla sempre più popolare muscia soull-dance. Una diversa tendenza cercava l'avvicinamento rock e all'elettronica, e portò alla nascita della cosiddetto genere fusion. Molti critici ritengono che fra le prime incisioni fusion vi siano Hot Rats di Frank Zappa, il quale sembrò avvicinarsi al jazz partendo dal rock con quest'album del 1969, ed il doppio album Bitches Brew di Miles Davis (1970). Seguirono poi numerosi protagonisti, cono nomi quali quelli di Weather Report (un supergruppo comprendente alcuni ex musicisti di Miles Davis - Joseph Zawinul e Wayne Shorter - e la nascente stella del basso Jaco Pastorius), Herbie Hancock, il trombettista Freddie Hubbard. Molte di queste esperienze furono bollate dalla critica come commerciali (e alcune indubbiamente lo furono).
Hard-Bop
Il bebop nel maturò, abbandonando parte delle sue caratteristiche più sperimentali ed evolvendosi in un genere di più facile ascolto che fu chiamato hard-bop, tra i cui protagonisti si ricordano Art Blakey, e i suoi Jazz Messengers, Horace Silver, Miles Davis e le sue classiche formazioni comprendenti John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers, Philly Joe Jones, Cannonball Adderley.
Le esperienze di jazz orchestrale continuarono, anche se con difficoltà, con le orchestre di Count Basie, Duke Ellington, Woody Herman, Stan Kenton, e con le originali collaborazioni di Miles Davis e Gil Evans. Il contrabbassista Charles Mingus si segnalò come personaggio di grande spicco alla testa di formazioni allargate (anche se non di organico propriamente orchestrale).
http://it.wikipedia.org/wiki/Hard_bop
Artisti principali :
Cannonball Adderley, sax contralto
Donald Byrd, tromba
Art Blakey, batteria
Clifford Brown, tromba - flicorno
Jaki Byard, pianoforte
Sonny Clark, pianoforte
John Coltrane, sax tenore e sax soprano
Miles Davis, tromba
Eric Dolphy, sax alto, flauto, clarinetto, clarinetto basso
Lou Donaldson, sax contralto
Kenny Dorham, tromba
Kenny Drew, piano
Tommy Flanagan
Art Farmer
Curtis Fuller, trombone
Benny Golson, sax tenore
Dexter Gordon, sax tenore
Johnny Griffin, sax tenore
Roy Haynes, batteria
Joe Henderson, sax tenore
Andrew Hill, pianoforte
Freddie Hubbard, tromba - flicorno
Philly Joe Jones, batteria
Jackie McLean, sax contralto
Charles Mingus, contrabbasso - pianoforte
Blue Mitchell, tromba
Hank Mobley, sax tenore
Thelonious Monk, pianoforte
Lee Morgan, tromba
Oliver Nelson, sax alto e tenore
Max Roach, batteria
Horace Silver, pianoforte
Bobby Timmons, piano
Mal Waldron, pianoforte
Il jazz modale
Il jazz modale (modal jazz) è uno degli stili del jazz nato nella seconda metà del '900, la cui pietra fondante è datata anni cinquanta e consiste nel libro di teoria musicale Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization (The art and science of tonal gravity) di George Russell. Dal punto di vista discografico, quasi tutti i critici identificano in Kind of Blue di Miles Davis (1959) come il primo album modale della storia del jazz, anche se alcuni lavori precedenti già ne preannunciavano la diffusione, come ad esempio Somethin' else di Julian Cannonball Adderley (1958, con Miles Davis) e Milestones di Miles Davis (1958, con Cannonball Adderley). Altri album notevoli furono in seguito My Favorite Things del 1960 e Impressions del 1963 di John Coltrane e Maiden Voyage di Herbie Hancock del 1965.
http://it.wikipedia.org/wiki/Jazz_modale
http://en.wikipedia.org/wiki/Modal_jazz
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